venerdì, Marzo 24, 2023
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La storia della patata

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Si era circa nell’anno 1541. Un drappello di ufficiali spagnoli, all’indomani dell’invasione del Perù, si accingeva ad esplorare il territorio.

Inoltratisi nelle campagne, subito furono attratti da una nuova coltura che essi non avevano mai visto; dinanzi a loro, infatti, ordinate in bassi filari, si stendevano a vista d’occhio pianticelle dalle foglie argentee e dai fiorellini bianchi, dalle quali pendevano bacche giallognole, piccole come nocciole.

Pensando che fossero frutti, gli Spagnoli vollero assaggiarle, ma un sapore amaro, vischioso, fece subito torcere loro la bocca.

Perplessi, gli ufficiali supposero che, non essendo quelle bacche commestibili, esse dovessero essere velenose: i Peruviani coltivavano dunque piante tossiche in grande quantità, per procurarsi il veleno per le loro frecce! Allarmati da questa scoperta che dimostrava in quegli indigeni, apparentemente così miti, un insospettato spirito guerriero, gli Spagnoli decisero di distruggere quelle coltivazioni per privare i Peruviani delle loro armi micidiali.

Ma ecco che, alcuni giorni dopo, tornati nei campi per un ultimo sopraluogo, trovarono donne e fanciulli intenti al raccolto, e grande fu la loro sorpresa nel notare che le piante venivano divelte, raccolte in fascio e bruciate,mentre venivano riposte nelle ceste, non tanto le bacche che essi avevano assaggiato, quanto una sorta di pomi giallastri che pendevano tra le radici.

Si avvicinava l’ora del pasto e poco lontano alcune donne stavano cuocendo quei misteriosi tuberi in un recipiente colmo d’acqua.

Gli Spagnoli si avvicinarono e chiesero di poter assaggiare quel cibo che i Peruviani chiamavano « pappa » : il sapore, anche se non era dei più appetitosi, era abbastanza piacevole, così che essi ne mangiarono in discreta quantità, meravigliandosi di sentirsi saziati da quell’alimento come se avessero gustato vivande più saporite.

Questa « pappa » era la patata, il tubero che tutti noi conosciamo molto bene e che costituisce ancor oggi uno degli alimenti nostri più comuni.

Chi porto la patata in europa?

Gli Spagnoli, tornando in patria, non mancarono di portarne con sé alcuni esemplari che, grazie alle indicazioni date dai Peruviani, si acclimatarono agevolmente nella nuova terra.

La popolazione spagnola, immiserita dalle guerre che Filippo II conduceva ormai da decenni per la conquista dell’Impero, trovarono nella patata una salvezza contro la fame, la coltivarono in grande quantità e non passò un ventennio che la coltivazione di questa pianta esotica copriva gran parte del territorio iberico.

Alcuni anni più tardi, nel 1586, anche la rivale della Spagna, l’Inghilterra, veniva a conoscenza della patata, che, introdotta nel paese da Francis Drake al suo ritorno dall’America settentrionale, venne subito coltivata nelle regioni meridionali dell’isola.

Da allora, si può dire che la coltivazione della patata divenne una delle più diffuse in tutta l’Europa, solo seconda, nelle regioni con clima più mite, al frumento, e benché le sue qualità nutritive fossero ufficialmente riconosciute, solo verso la metà del XVIII secolo, grazie ad Augustin Parmantier, essa fu spesso l’alimento umile ed essenziale che salvò dalla fame le popolazioni europee flagellate da lunghe guerre e da penosissime carestie.

In Italia la patata fu introdotta verso la fine del XVI secolo dai Carmelitani Scalzi che la importarono dalla Spagna e dal Portogallo ed insegnarono ai contadini il modo di coltivarla.

raccolta della patata

Come si coltiva la patata?

La patata (solanum tuberosurn), appartenente alla famiglia delle Solanacee, è una pianta annuale che, seminata da dicembre a marzo, a seconda della varietà e del clima, giunge a maturazione da marzo a giugno. Lo sviluppo dei rami avviene in due direzioni: quelli aerei si guarniscono di foglioline argentee e, al momento della maturazione, di forellini bianchi, giallognoli o violetti, e di frutti, piccole bacche verdastre o g%giallognole colme di semi minuti: i rami sotterranei invece, chiamati stoloni,formano alle loro estremità tuberi ricchi di amido e di sostanze azotate, preziose per la nostra alimentazione. Le radici, lunghe e sottili, non tuberano.

(A, pianta di patata (solanum tuberosum) intera, con foglie, fiori, frutti, bacche, tuberi a radici. B, Fiore della patata. C, bacche. D, tubero. E, radici. F, patata comune con i germogli. G, patata lunga della varietà « saucisse rouge ».)

Patata comune con germogli

Si distinguono molte varietà di patate, a seconda della forma e del colore del tubero (ovoidale, oblungo, tondeggiante, di colore giallo, rossiccio o violetto, di pasta gialla o bianca) e in relazione al periodo di maturazione(precoci, medio-precoci, semi-tardive)

Grazie al clima relativamente mite di cui gode la nostra penisola, l’Italia è in grado di esportare patate precoci e medio-precoci anche in quei paesi d’Europa, come la Germania e l’Olanda, nei quali la coltivazione è più intensa: le nostre qualità, infatti, vengono a maturazione in un momento in cui il mercato europeo, esaurito il raccolto dell’anno precedente. è ancora sfornito del nuovo raccolto.

Quando va piantata la patata?

Per la riproduzione, comunemente, si usano i tuberi del raccolto precedente. appositamente scelti e selezionati, i quali, quando siano di grosse dimensioni, possono essere tagliati in due senza alcun danno per la pianticella che ne nascerà.

Si pratica la riproduzione per semi solo a titolo sperimentale, quando si voglia cioè ottenere una varietà nuova mescolando i semi di due varietà già esistenti.

La semina avviene, comunemente, alla fine di dicembre o in gennaio: nel terreno accuratamente lavorato e concimato, i tuberi vengono disposti, a circa 25 cm. l’uno dall’altro, in solchetti preventivamente tracciati, paralleli e di discreta profondità, e ricoperti di terra.

Chiusi nel loro soffice letto che li protegge dai rigori invernali, i tuberi cominciano a «germogliare »: di giorno in giorno, alimentata dalla ricca riserva contenuta nel tubero, la pianticella cresce, buca il terreno ed esce all’aria.

Cominciano allora i pericoli: prima le brine e le gelate. poi i venti caldi apportatori di siccità,il grillo-talpa dal quale gli agricoltori si difendono andando a caccia dei nidi, e soprattutto, in maggio e in giugno, la peronospora, un terribile fungo parassita che in poche settimane, se l’agricoltore non è abbastanza accorto da combatterlo con solfato di rame, può distruggere un intero raccolto.

Poi. finalmente, ecco il momento della cavatura, operazione per la quale si sceglie un giorno in cui il terreno sia bene asciutto, affinché il tubero possa essere agevolmente liberato dalla terra: dissepolto da mani pazienti, raccolto e accuratamente selezionato, quest’umile prodotto dei campi è ormai pronto per essere trasportato ovunque, in ogni casa, su ogni tavola, spesso come complemento ad altre vivande, ma talvolta purtroppo, con il pane- come unico mezzo di sostentamento.

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